Jackie O’ si è fatto il lifting ed è più splendente che mai! Dopo il recente restyling, il locale simbolo della Dolce Vita, guarda positivamente al futuro in continuità col suo glorioso passato. Tutto ciò grazie soprattutto ad una cucina di qualità sorprendente affidata a due giovani talenti come gli chef Federico Sparaco e Stiven Toro, e alla direzione della brava Veronica Iannozzi. Io l’ho provato per voi, ed ecco cosa ho scoperto
Sono i primi anni ’70 quando a due passi da Via Veneto Gilberto Iannozzi e sua moglie Beatrice aprono le porte della discoteca e piano bar, che diventerà il simbolo della dolce vita di quegli anni, il più famoso punto di ritrovo del jet set internazionale a Roma.
Per quasi 40 anni tra i tavoli del ristorante e sul dancefloor del Jackie O’ vanno in scena feste memorabili, serate trasgressive e amori da copertina. In quegli anni ruggenti schiere di paparazzi attendono fuori dal locale i numerosi vip, nobili e star internazionali che si danno abitualmente appuntamento al civico 11 di Via Boncompagni per folleggiare. Liza Minelli, Gina Lollobrigida, Gerard Depardieu, Valentino, Marcello Mastroianni, Liz Taylor, Alain Delon, Margaret d’Inghilterra, Wharol sono solo alcuni dei personaggi che animano le serate del Jackie O’.
Ma i tempi cambiano e spente le luci su via Veneto,ed esaurite le trasgressioni della Dolce vita, il locale vede la sua fama appannarsi gradualmente con l’andare degli anni, pur continuando ad ospitare volti celebri ed eventi esclusivi all’insegna del divertimento.
Eccoci dunque ai giorni nostri, e dopo tanta gloria giunge la decisione della proprietà di realizzare un grande progetto di restyling per rilanciare questo storico locale.
Il nuovo Jackie O’ recentemente rinnovato vede dunque la messa in campo di un paio di asset fondamentali che hanno contribuito alla sua positiva evoluzione: un bel progetto di restyling degli interni a cura dello studio di Fabrizia Frezza, ma soprattutto i piatti della nuova cucina firmata dal duo di chef Federico Sparaco e Stiven Toro, cui si aggiunge il contributo del pastry chef Federico Prodon, che firma i dessert.
Incuriosita da questi fattori, sono andata a scoprire quindi il nuovo Jackie O’ e sono rimasta sbalordita.
La mia sorpresa è stata tutta nel piacere di sfatare un preconcetto: in genere nei locali notturni il cibo non è una delle attrattive principali, ma qui invece ho mangiato benissimo, e in un’atmosfera che ha conservato tutto il fascino degli anni d’oro, arricchendosi però di uno spunto decisamente più giovane e contemporaneo.
Il Locale:
Varcato il cortile d’ingresso decorato con grandi statue e piante lussureggianti, si scendono le scale e ci si imbatte prima in un elegante salottino e poi sulla destra nella cucina a vista e in un caminetto con griglia a legna per cuocere la carne che fa subito atmosfera. Sulla sinistra si accede alla sala: l’ambiente del Jackie O’ è fastoso e barocco, l’oro e il nero sono le tonalità dominanti. Si cena tra arredi di design e modernariato, decorati con orchidee bianche fresche, seduti su divanetti di pelle e poltroncine di velluto, in un’atmosfera intima e allo stesso tempo suntuosa e ricca di glamour. Dai tavoli della sala principale si intravede lo storico piano bar al livello inferiore. Alle pareti tra specchi e broccati per i più nostalgici, ci sono ancora gli scatti in bianco e nero che ritraggono i personaggi famosi, che in passato hanno sfilato in queste sale. Vederli aiuta a immaginarsi in questo nuovo contesto, quelle leggendarie serate. L’impressione è che nuova è la cucina, nuovo il menù e nuovi sono gli interni, ma è perfettamente intatto il mood per cui è famoso.
Il menù e la mia esperienza:
Il menù è caratterizzato da un’attenta cura per la stagionalità e le materie prime, che si traduce in un mix di innovativi omaggi alla tradizione romana, classici cavalli di battaglia degli anni ‘80 e gustosi piatti creativi, frutto dell’estro degli chef, che strizzano l’occhio a esotiche influenze.
Tra gli antipasti vi segnalo ad esempio le imperdibili le Sfere di manzo croccanti alla vaccinara, in cui si rivisita la classica coda alla vaccinara romana, in una versione decisamente più elegante. Croccanti e asciutte all’esterno quanto umide morbide all’interno, queste polpettine di vaccinara sono accompagnate con cacao e gel alla carota, in un perfetto connubio tra dolce e amaro. Strepitoso gioco di consistenze e di sapori anche in altro antipasto retròchic, l’Uovo di Parisi croccante su fonduta di pecorino e friarielli (15 euro), questi ultimi li trovate in menù sostituiti dai porcini in questa stagione: il guscio di panatura croccante si rompe col cucchiaio, liberando il tuorlo che cola golosamente per unirsi alla delicata fonduta di formaggio trovando nel sapore lievemente piccante-amaricante dei friarielli, la giusta spinta che lo fa esplodere in bocca in un tripudio. Un piatto equilibrato e decisamente godurioso, che non si può non ordinare.
In omaggio alla “cucina del ricordo” arriva anche un assaggio di Vitello tonnato(15euro), tenero e ben eseguito, se non fosse per un lieve eccesso di sapidità, dovuta forse ai capperi. Tra le entrée degno di nota anche il Carpaccio di gambero rosso e gel di arancia con germogli(22 euro), che mi riprometto però di provare in un’altra occasione.
Tra i primi ritroviamo con piacere un grande classico: il Riso al salto(18 euro), un riso allo zafferano con la crosta croccante, per niente unta, che racchiude il cuore morbido di risotto ben mantecato. Il risotto ci dicono è preparato secondo la tradizione milanese, e irrigato col fondo di manzo all’ ultimo momento davanti a noi, ma rivisitato dal tocco innovativo dello chef: al classico burro infatti si sostituisce il burro di cacao, che regala note di nocciola alla crosticina, e una maggiore leggerezza complessiva.
La pasta è quella fatta in casa come nel caso dei Ravioli ripieni di crema di parmigiano con funghi porcini e tartufo nero estivo(28 euro), dei Tagliolini al tartufo bianco(45 euro) o delle Fettuccine di castagna con ragù di faraona alla cacciatora(18 euro), mentre per i cultori della Carbonara c’è quella al tartufo nero con lo Spaghettone Felicetti(21 euro), che impreziosisce anche la Cacio e pepe con battuto di gambero rosso di Mazara marinato al lime(22 euro), con la Linguina all’astice e pomodori datterini confit(26 euro).
Da provare anche il Risotto ai tre pomodori con crema di bufala affumicata e pistacchi di Bronte.
Passando ai secondi irrinunciabile il cavallo di battaglia la JKO’ Beef Tartare (27 euro), preparata da mani esperte proprio al tavolo dinanzi ai commensali, e condita con un goccio di Tabasco e di Brandy. Consigliati dallo chef anche il filetto alla Marango (32 euro) e la Chateaubriand alla brace con patate aromatiche e salsa alla bernese fatta in casa (50 euro). Tre le proposte di pesce l’Ombrina alla puttanesca(24 euro), il Baccalà cotto a bassa temperatura con liquirizia, patate dolci e finger lime (25 euro), e Gamberi al curry con riso pilaf alla lampada(27 euro).
Ottimo anche il pane firmato da Niko Romito che viene servito insieme ad una focaccia fatta in casa.
Infine tante le proposte del pastry chef Prodon che includono anche tiramisù, tortino al cuore caldo, e torta pere ricotta e cioccolato.
Noi però come in una cartolina dal passato, al momento del dessert ordiniamo le Crepe suzette flambè (16 euro), preparate anche queste dal cameriere in sala, direttamente davanti ai commensali che assistono rapiti allo show della fiammeggiatura e all’ impiattamento.
Esecuzione da manuale e salsa molto gustosa a base di burro e zucchero caramellati, scorza di arancia e succo di limone, con l’aggiunta finale di Grand Marnier, (liquore utilizzato per ottenere il flambè) che dona un’aroma senza eguali. Rifinite con il tocco gradevolmente acidulo dei lamponi freschi le crepe sono squisite, e precedono di poco un’ultima coccola che scegliamo di concederci: il White World (11 euro), una sfera di meringa, cuore di gelato e salsa al cioccolato. Goloso, retrò e barocco al punto giusto questo è il dessert perfetto per concludere la cena in bellezza, e con un po’ di nostalgia.
In conclusione cambiare si può e senza perdere la propria identità. Scendere quelle scale per cenare al Jackie O’ a mio avviso oggi vale la pena: significa mangiare piatti interessanti, contemporanei e classici allo stesso tempo, coccolati da uno staff attento che vi farà sentire un po’ vip e respirando le atmosfere uniche della Dolce Vita, che qui non è mai finita.
Jackie O’:
Dove:Via Boncompagni, 11 Roma
Quando:dal martedì al sabato dalle 19.00 a mezzanotte
Info e prenotazioni: Tel. 06 4288 5457
Il buono: piatti sofisticati con un tocco retròchic
Il bello: rivivere un pò le atmosfere della Dolce Vita in chiave contemporanea, seduti proprio al posto di Mick Jagger o di James Bond